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sabato 3 dicembre 2016

Il ritratto di Luca Pacioli a Capodimonte e la "camera oscura" di Leonardo da Vinci

Avv. Giovanni Barca

Ospito con piacere l'interessante articolo dell' Avv.Giovanni Barca, napoletano d’origine , che vive ed esercita la professione forense a Milano che ringrazio per il suo prezioso contributo.
Formatosi a Napoli al Liceo Classico Sannazzaro ed all’Università Federico II, agli studi giuridici  ha da sempre alternato quelli filosofici e di estetica in particolare, per una congeniale passione per l’arte figurativa, che considera storicamente  anticipatrice dei movimenti culturali ed evolutivi nella “visione del mondo”, poi assimilata e interpretata concettualmente nello sviluppo  del pensiero dominante di un’epoca.
Dall’applicazione agli studi vinciani, ormai più che ventennali, gli è derivata la conferma della superiorità  della “virtù visiva”, dell’”idea”   riportata etimologicamente alla sua radice e potenzialità del  “vedere”  ed empaticamente  di “saper vedere”.  L’immagine è luce, immediata e diretta esperienza, sintesi, mimesi e misura della realtà, recepita prioritariamente alle elaborazioni ed  adattamenti  concettuali astratti. La prospettiva geometrica, che deriva dalle direttrici della proiezione della radiazione luminosa, ha informato la pittura italiana rinascimentale divenendo ragione di sviluppo degli studi geometrici e del rinascente spirito scientifico matematizzato, successivamente definito ’”esprit de geometrie”.  
Nella recente video-conferenza sulla annosa ed irrisolta questione dell’attribuzione del dipinto “Ritratto di Luca Pacioli” del Museo di Capodimonte, che l'Avv. Barca ha tenuto al Maschio Angioino, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli, tra gli altri documenti proiettati  e riferibili a Leonardo, è stata evidenziata la geniale rappresentazione dell’insorgere dell’immagine ideativa, dell’intuizione novativa e creativa, mostrata ieraticamente nella persona del famoso monaco matematico (con il quale peraltro Leonardo collaborò nel periodo milanese), posta come punto focale, valore specifico e tema fondante  dell’enigmatico dipinto, non riducibile ad un limitato ritratto di un eminente scienziato.
L’articolo pubblicato espone  aggiuntiva  documentazione sugli studi di ottica e riflessione della luce, radice della visione, svolti da Leonardo, per un ulteriore e preciso riferimento riscontrabile nel “Ritratto di Luca Pacioli”.
La questione attributiva va sollecitata per la ripresa critica dall’attuale stasi e così stimolare le iniziative pubbliche per gli ulteriori definitivi accertamenti tecnici strumentali.




Il ritratto di Luca Pacioli a Capodimonte e la "camera oscura" di Leonardo da Vinci
di Giovanni Barca


Esposto a Napoli nella Pinacoteca di Capodimonte si ammira il prestigioso dipinto detto “Ritratto di Luca Pacioli”, noto per essere l’anticipazione ed esaltazione del rinnovato spirito scientifico del Rinascimento. Luca Pacioli, eminente matematico ed innovatore della “partita doppia” dei metodi contabili, fu amico e collaboratore di Leonardo da Vinci a Milano in un sodalizio durato dal 1496 sino a fine 1499. Della reciproca cooperazione è attestata la stesura del “De Divina Proportione” fondamentale testo rinascimentale di geometria, contenente 60 disegni di poliedri, regolari e semiregolari, realizzati da Leonardo innovativamente in aspetto stereoscopico tridimensionale. Ne seguì un convegno scientifico a Milano, tra le più eminenti personalità del tempo, tenutosi al Castello Sforzesco il 9 febbraio 1498, con l’esibizione della  materiale costruzione dei poliedri  e la relativa trattazione di teoria matematica e geometrica.
Dimenticato nel medioevo e recuperato alla scienza, un complesso poliedro “rombicubottaedro” trasparente in cristallo spicca nel “Ritratto” di Capodimonte con la figura del matematico ed un allievo assistente non identificato. Il dipinto è tuttora oggetto di una controversa ed irrisolta attribuzione, originariamente fatta a Iacopo de’ Barbari in base ad un anomalo cartiglio, smentito peraltro da una allusiva e sprezzante mosca. Seppure pratico di prospettiva, Iacopo de’ Barbari, denominazione identificativa gergale di Iacob Walch, incisore e pittore appartenente ad una famiglia di stampatori tedeschi insediata a Venezia, non aveva esperienze e studi di ottica
Per altro verso nel Codice Atlantico, la più vasta raccolta di scritti e disegni di Leonardo da Vinci  conservata a Milano nella Biblioteca Ambrosiana, al foglio 5 recto (antica numerazione),  si trova inserito il disegno di un uomo che osserva una sfera armillare attraverso una apparecchiatura ottica e non costituiscono una novità per storici e critici d’arte i notori studi originali di Leonardo nel campo dell’ottica e della rifrazione della luce con esperimenti ed uso della camera oscura.
La raffigurazione diventa chiarificatrice se rapportata con il dipinto di Capodimonte ed in particolare alle immagini che si intravedono in trasparenza nel poliedro “rombicubottaedro” di cristallo. In indagini tecniche riflettografiche riportate in schede informative sul dipinto redatte da curatori della Pinacoteca di Capodimonte, si attesta: “In riflettografia si evidenzia maggiormente la presenza su una delle facce del poliedro in cristallo di una piccola sagoma scura (già notata da Seracini), interpretabile forse come il riflesso di un armigero presente nella stanza, in una posa che ricorda le longilinee figurette mantegnesche delle xilografie con Uomini nudi e satiri incise da de’ Barbari.”
Ribadito che nessuna trattazione del de’ Barbari è pervenuta in materia di studi di ottica, il riconoscimento di un “armigero presente nella stanza” non trova riscontri, né in armi, né in altre possibili relazioni con la tematica del “Ritratto”, mentre resta confermata nel poliedro la rappresentazione di una figura umana (contrassegnata da cerchiatura in rosso nella riproduzione) chiusa tra pareti (superfici piane più scure evidenziate dai margini pure in rosso) che indicano una stanza in ombra.
La posizione della figura, rivolta in direzione del riflesso di una finestra specchiata su una faccia del poliedro, risulta china, tesa ad accostarsi al congegno posto innanzi che, pur poco definito nella parte alta, mostra alla base un piano quadrato come nel disegno del Codice Atlantico, rappresentativo di un esperimento di rilevazione e riproduzione ottica in disegno. La corrispondenza risulta ancor più evidente ad immagine dell’Ambrosiana rovesciata e con la descrizione di analoghe linee proiettive (descritte in giallo)  .
La stanza in un contesto di effetti di rifrazione di immagini nel poliedro va riconosciuta nella camera oscura, oggetto di specifici studi di Leonardo da Vinci.
Nel corso della conferenza del 2 aprile 2016 tenutasi al Maschio Angioino, con il lodevole patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli,  erano state già trattate le implicazioni di studi di ottica emergenti dalla esposizione e proiezione del poliedro nel Ritratto di Luca Pacioli, insieme ad ulteriori elementi sempre riferibili a Leonardo.

Tenuto conto della rilevanza culturale, la questione attributiva non può essere ancora trascurata  e si pone un necessario seguito di accertamenti strumentali, da effettuarsi con i più aggiornati sviluppi tecnici, al fine di un risolutivo approfondimento e riconoscimento del vero autore del dipinto.



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