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sabato 6 novembre 2010

Cavalli di razza

Non mi appassiona il clima politico dei nostri tempi, quello di questi ultimi dieci anni o poco più.

Eravamo abituati ad un rapporto più dialettico fatto anche di scontri cruenti ma basati sulla contrapposizione ideologica, su contenuti più nobili, sul confronto di posizioni anche diametralmente opposte ma nel rispetto dell'altro.

Tanti di noi, anche se non militanti di partito, ma con una grande passione ed impegno nel sociale, ci confrontavamo con esponenti del mondo giovanile impegnato in politica con pari entusiasmo e voglia di costruire un futuro migliore.
I dibattiti, i confronti, difficilmente gridati anzi strillati; c'è chi come ad esempio Sgarbi ne ha fatta una vera e propria ragione d'essere, un'attività anche remunerata con presenze televisive dove gli atteggiamenti schizofrenici vengono anche applauditi ed apprezzati.

Con questo non si intende rivalutare appieno quella che comunemente viene definita "prima Repubblica" ma certamente non si respirava il clima di contrapposizione basato sulle offese o sugli attacchi personali del più basso livello.

I cavalli di razza della politica che affascinavano le folle non solo per le grandi doti oratorie ma per i contenuti, per i progetti, per una visione della società, del mondo del lavoro, della scuola, per una visione del futuro diversa da parte a parte politica ma con una prospettiva ben precisa che poneva le varie componenti sociali difronte a delle valutazioni e delle scelte.

Il clima d'odio instaurato con l'avvento del berlusconismo, l'anticomunismo più becero dove tutti quelli che non condividono uno stile cabarettistico ed immorale sono additati come stalinisti, ha fatto degenerare la politica ed ha allontanato le persone perbene  che continuano ad assistere impotenti alle guerre incrociate.

C'è un clima di attesa passiva, di rassegnazione, di nervosismo generalizzato che contrappone la gente anche negli incontri conviviali, dove gli atteggiamenti alla Gasparri, alla Cicchitto sembrano clonati in persone delle quali non avevamo dubbi sulle qualità dialettiche e del rispetto reciproco.

Una vera e propria metastasi che occorre estirpare prima che sia troppo tardi, per ristabilire un modo civile e corretto nella politica, in particolare da parte di chi ha responsabilità della cosa pubblica, di chi ha il dovere di dare il buon esempio.

Pretendere maggiore moralità nei comportamenti è un diritto di tutti forse tranne di coloro che della immoralità ne hanno fatto uno stile di vita.

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