Come previsto il tracollo c'è stato, così come fu per Regan, Clinton e George Bush.
La vittoria dei Repubblicani questa volta è stata di portata storica così come il fiume di danaro speso per la campagna elettorale che ha superato i 4 miliardi di dollari.
La novità più significativa è che la vittoria repubblicana è venuta proprio nel momento di maggiore debolezza e spaccatura del partito ma sorretta in maniera decisiva dal movimento Tea Party ritenuto la vera destra, che ha potuto contare sugli ingenti finanziamenti soprattutto anonimi e, come denunciato dallo stesso Obama, anche di capitali stranieri di provenienza occulta.
Il clima di grande recessione, la forte disoccupazione, la grande paura ed incertezza che ancora regna ha condizionato il voto, ma non solo questo.
Le epocali riforme della sanità e della finanza andavano punite in maniera solenne ed i repubblicani è prevedibile che facciano di tutto per chiederne l'abrogazione ma il Presidente porrà sicuramente il veto così come per le nuove regole sui mercati.
Altro sicuro obiettivo sarà la proroga dei benefici fiscali per i più ricchi voluta da Bush mentre Obama intendeva conservare tali benefici per i redditi inferiori a 250.000$.
Non è bastata la peggiore eredità lasciata da un presidente nella storia degli USA come quella di George Bush pari a 480 miliardi di dollari a convincere l'elettorato (la metà degli aventi diritto al voto) a credere nella svolta.
Ma come è nello stile americano, il Presidente Obama pochi minuti dopo aver compreso la netta sconfitta, se ne assunta la piena responsabilità dando la disponibilità a ricercare tutte le forme possibili di collaborazione con i repubblicani per uscire dalla grande crisi.
Ma la storia degli USA ha conosciuto momenti simili, le grandi sconfitte nelle elezioni di medio termine, tradotte in vittorie successive con la riconferma delle presidenze in carica, anche se questa volta la campagna elettorale non si fermerà ma continuerà per i prossimi due anni.
Come è lontana la realtà politica americana, lo stile del suo Presidente "Mi prendo la responsabilità diretta per il fatto che non abbiamo fatto progressi come avremmo dovuto", "...devo fare un lavoro migliore come tutti quanti a Washington".
Inimmaginabile nella nostra realtà dove i protagonisti richiedono la conta dei voti, sovvertono i numeri lanciando risultati di ipotetici sondaggi di consensi bulgari e sistematicamente dichiarano di aver ricevuto una eredità spaventosa... con la cassa vuota.
Purtroppo anche i grandi uomini cadono, ma l'umiltà di Obama subito lo spinge a chiedere la collaborazione della opposizione, non già come i nostri "grandi" che si ostinano a voler proseguire, con la massima presunzione, la corsa da soli e sempre da soli; non a caso proprio pochi minuti fa ho sentito alla TV fare una domanda al nostro Premier, nel corso della conferenza stampa sul pacchetto sicurezza,dal giornalista di Ballarò:
RispondiEliminadomanda: conterebbe ancora su di Lei per il futuro
risposta: non vedo chi potrebbe fare meglio di Silvio Berlusconi.
Non c'è altro da aggiungere.
I dubbi sono tanti... c'e' solo una conferma: quella che la democrazia e' purtroppo una illusione.
RispondiEliminapenso che tutti quei soldi per finanziare la campagna repubblicana siano serviti a manipolare le opinioni delle persone. e' un gioco che dura da sempre e che i burattinai continuano ad essere quelli che hanno i soldi.