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martedì 26 gennaio 2021

Mediocri e irresponsabili

 


A distanza di poco più di venti anni dalla caduta del governo Prodi ad opera dell’uomo in cashemere della sinistra italiana, che in verità non fu il solo responsabile del ritorno a Palazzo Chigi dell’ex cavaliere di Arcore, un altro esponente della pseudo-sinistra reduce politicamente da sonore sconfitte, sventolando pur condivisibili motivazioni dal sapore più strumentale che sostanziale, fedele ad una tradizione italiana che ha attraversato la prima e seconda Repubblica, ha deciso il ritiro della sua esigua rappresentanza dalla compagine governativa mettendo in moto l’ormai abituale caccia al parlamentare finalizzata alla sopravvivenza dell’esecutivo a parte le gradite sorprese di due esponenti di Forza Italia di cui una spinta a quanto sembra da spirito di vendetta per un amore tradito e di qualche ex pentastellato desideroso di poter occupare un posto nel Governo indicando anche nell’Agricoltura la sua massima aspirazione.

Gossip a parte, tra amori perduti e senatori in cerca di prestigiosa collocazione, nessuna novità se non la costante della irresponsabilità e della mediocrità di una classe politica che non sarà certamente la riduzione della stessa a migliorarne la qualità.

Fin qui soltanto la scena di un film dal finale scontato, prevedibile con un protagonista anche produttore, regista e sceneggiatore di una trama costruita come un puzzle la cui composizione, cominciata già da qualche anno, non ha collocato ancora gli ultimi tasselli che non tarderanno ad essere posizionati.

Sarebbe ingiusto e scorretto non tracciarne il contesto dai contorni davvero singolari che hanno portato alla formazione dei due recenti governi e individuarne le radici e quindi le gravi responsabilità che hanno favorito strane alleanza prive di ogni identità ideologica caratterizzate unicamente dalla voglia di potere, dall’esserci ad ogni costo rinnegando valori, se pur non condivisibili, ma comunque elementi cardine sui quali è stato costruito un percorso teso a rottamare tutto e tutti per poi negarlo alla prova dei fatti con l’unico obiettivo di conquistare il potere per il potere.

Quella forza del rinnovamento radicale ha consentito un’alleanza perversa con la peggiore forza politica della destra, condividendo ogni provvedimento e tacendo al cospetto di comportamenti indegni di un esponente di governo che trasferì la delicata sede del Viminale a Milano marittima tra mohiti e lap-dance. Ha indicato un Presidente del Consiglio che con nonchalance ha presieduto governi, almeno sul piano formale, politicamente diversi, passato da fantasma a figura centrale, da trumpista a entusiasta del nuovo corso americano, in un attimo, un trasformismo brachettiano del migliore illusionismo.

Ciò non esclude la delicatissima fase dettata dalla pandemia che si è trovato a dover gestire, con tutti gli errori possibili ma anche con la capacità di ricucire rapporti con l’Europa ricavandone benefici per il nostro Paese e non ultimo, di acquisire un rilevante consenso personale.

Questo il contesto in cui il peggiore renzismo si è articolato, soltanto un fotogramma di quel film già visto e prevedibile, avendo gioco facile in un panorama politico debole che non saranno di certo possibili elezioni a cambiare sostanzialmente, elezioni richieste con cadenza quotidiana, martellante da quella destra anch’essa del migliore trasformismo al potere per anni, approvando leggi ad personam per l’ex cavaliere, fino a spergiurare che Ruby fosse la nipote di Mubarak, provvedimenti del Governo Monti compreso la legge Fornero, fondo salva stati e che oggi ne chiede l’abolizione. Quella destra oggi scandalizzata dalla ricerca di consensi in Parlamento costata fino ad ora due senatori a Forza Italia e che altri potrebbe perderne per costituire quella quarta gamba venuta meno, è la stessa del mercato delle vacche dei Razzi, Scilipoti e di quel senatore pagato tre milioni di euro da Silvio Berlusconi per far cadere il governo Prodi.

A differenza del passato c’è un elemento nuovo che potrebbe in qualche modo fare la differenza in quella ricerca di consensi in Parlamento per sostenere una maggioranza zoppa costituito proprio dal Presidente del Consiglio, figura alquanto anomala ma che oltre ad avere un indice di gradimento abbastanza rilevante nell’opinione pubblica, secondo alcuni analisti valutato oltre il 10% dei consensi elettorali, potrebbe costituire sotto mentite spoglie un gruppo parlamentare a sostegno del suo esecutivo,  con  europeisti anti-sovranisti e, da non escludere, anche da opportunisti.

Anche se il ricorso alle urne è lo sbocco più naturale in una sana democrazia, la situazione contingente, la crisi pandemica sia sanitaria che economica dai tempi lunghi e l’imminente elezione del Capo dello Stato inducono ad una riflessione più attenta e ai possibili sviluppi dagli esiti incerti e non ultimo ad una possibilità di ritorno al governo del Paese di quelle forze che per lunghi anni hanno portato l’Italia allo sfascio e in pochi mesi, in tempi più recenti, parte di esse ha dato il peggio in quanto a strategie eversive che hanno prodotto un clima divisivo, intollerante e di odio. Da non sottovalutare quanto estratto dal cilindro in queste ore dall’imprevedibile Matteo del Papeete, la possibilità di eleggere alla presidenza della Repubblica il plurindagato e condannato Silvio Berlusconi, eventualità possibile con un ritorno del centrodestra alla guida del Paese e che forse potrebbe non dispiacere all’altro Matteo per completare la tessitura di quella tela cominciata al Nazareno.

La domanda in questi giorni più frequente, a seguito di dichiarazioni di parlamentari ed ex esponenti di governo di Italia Viva, è quella sulla possibilità di un rientro nella maggioranza di un Matteo Renzi terrorizzato dalla eventualità di un ritorno alle urne che potrebbe portarlo con ogni probabilità sotto la soglia del 3%, rientro escluso dagli altri partiti della coalizione ma non dal Presidente Conte non pienamente convinto di ricercare una quarta gamba in tempi brevi e pienamente affidabile.

Un PD comprensibilmente non disponibile a riallacciare un dialogo con IV ma disponibile ad un’alleanza anche con Berlusconi, un altro suicidio annunciato in stile renziano.

Le dimissioni presentate al Capo dello Stato con la prospettiva di un possibile reincarico al Presidente per tutte le stagioni con una maggioranza tutta da inventare in tempi brevissimi, una crisi che preoccupa Bruxelles per l’instabilità politica e sulla possibilità che possano tornare al potere quelle forze politiche euroscettiche, preoccupazioni, in verità, non solo per il nostro Paese ma anche per qualche altro stato europeo.


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