E'
cronaca di questi giorni, ci sarebbe da ridere se non
rappresentassero ancora una volta il livello più basso di una classe
politica inetta e pericolosa.
Mentre
l'enigmatico Luigi Di Maio si diverte a raddoppiare i punti
programmatici da sottoporre ai Dem, continuando a pretendere la vice
presidenza del consiglio, dal Veneto l'impomatato Presidente della
regione Luca Zaia, come Brancaleone da Norcia, chiama alla rivoluzione
il popolo delle comiche adunate leghiste con elmetti e lance per non
essere da meno di un Matteo Salvini che ha chiamato il suo popolo a
raccolta ma con calma, a Ottobre, la rivoluzione può aspettare.
Che
l'uomo di cultura Zaia, quello delle quattro pietre di Pompei, e del
suo segretario di partito che passerà alla storia come l'uomo di
Governo che si è mandato a fare in culo da solo, non c'era alcun
dubbio sulle loro ben note qualità e provenienze ma che l'uomo di
Pomigliano, quello del rinnovamento, faccia apparire gli uomini del
Partito Democratico come dei giganti rispetto all'accattonaggio in
corso ad opera sua che, dopo la sconfitta delle europee e tutto
quanto approvato passivamente nei quattordici mesi di governo, che
ancora sia a capo di un Movimento la cui spaccatura se non imminente
sarà certamente l'unica via per salvare il salvabile, è davvero il
colmo.
Dai dieci punti sono bastate poche ore per passare a 20 e se non si risolverà il nodo della vice-presidenza i punti diventeranno 30.
Dai dieci punti sono bastate poche ore per passare a 20 e se non si risolverà il nodo della vice-presidenza i punti diventeranno 30.
E
la piattaforma ? Che diranno dell'accordo quei circa duemila poco più
poco meno, soprattutto i guru di Genova, che faranno dire alla
piattaforma?
Renzi
ci spera sul buon esito della trattativa, per poi attuare il suo piano e andare ad elezioni.
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