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sabato 31 agosto 2019

Soluzione della crisi tra rivoluzione e accattonaggio



E' cronaca di questi giorni, ci sarebbe da ridere se non rappresentassero ancora una volta il livello più basso di una classe politica inetta e pericolosa.

Mentre l'enigmatico Luigi Di Maio si diverte a raddoppiare i punti programmatici da sottoporre ai Dem, continuando a pretendere la vice presidenza del consiglio, dal Veneto l'impomatato Presidente della regione Luca Zaia, come Brancaleone da Norcia, chiama alla rivoluzione il popolo delle comiche adunate leghiste con elmetti e lance per non essere da meno di un Matteo Salvini che ha chiamato il suo popolo a raccolta ma con calma, a Ottobre, la rivoluzione può aspettare.

Che l'uomo di cultura Zaia, quello delle quattro pietre di Pompei, e del suo segretario di partito che passerà alla storia come l'uomo di Governo che si è mandato a fare in culo da solo, non c'era alcun dubbio sulle loro ben note qualità e provenienze ma che l'uomo di Pomigliano, quello del rinnovamento, faccia apparire gli uomini del Partito Democratico come dei giganti rispetto all'accattonaggio in corso ad opera sua che, dopo la sconfitta delle europee e tutto quanto approvato passivamente nei quattordici mesi di governo, che ancora sia a capo di un Movimento la cui spaccatura se non imminente sarà certamente l'unica via per salvare il salvabile, è davvero il colmo.
Dai dieci punti sono bastate poche ore per passare a 20 e se non si risolverà il nodo della vice-presidenza i punti diventeranno 30.

E la piattaforma ? Che diranno dell'accordo quei circa duemila poco più poco meno, soprattutto i guru di Genova, che faranno dire alla piattaforma?

Renzi ci spera sul buon esito della trattativa,  per poi attuare il suo piano e andare ad elezioni.



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