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martedì 24 gennaio 2012

Chiamala se vuoi, rivoluzione

In questi giorni di forconi e lunghe file di Tir, una certa euforia pare aver contagiato più di un Italiano.
Il fatto che la protesta sia partita dalla Sicilia ha fatto parlare alcuni di rivoluzione che parte dal Sud per giungere al Nord.
Il blocco di centinaia di autotreni lo si era già visto altre volte e sono ben note le conseguenze di un trasporto che ancora viaggia prevalentemente su gomma.
Sacrosante anche le ragioni dei benzinai il cui prezzo dei carburanti ha raggiunto livelli insopportabili ed i cui benefici sono solo a vantaggio del fisco.
Avvocati, farmacisti e notai anch’essi in stato di agitazione.
E i senza lavoro? I circa 2 milioni e 500 mila giovani che non studiano e non lavorano?
La loro voce non mi risulta si sia sentita se non qualche centinaio di studenti tra i quali qualche deficiente che ha incendiato una bandiera .
Che le annunciate liberalizzazioni che dovrebbero essere varate non siano mai state nei desideri degli italiani da sempre divisi in corporazioni, è cosa ben nota, che i farmacisti, avvocati, notai, tassisti non gradiscano delle aperture che favoriscano i giovani è altrettanto risaputo.
Allora si continui a negare il lavoro a quei duemilioni e più di giovani che stanno a guardare, si continui a privilegiare le categorie di cui la politica si è sempre servita .
Che il Governo delegato dalla politica a fare il lavoro sporco abbia cominciato male, molto male colpendo le fasce più deboli e proseguendo nella strategia dei predecessori di non colpire i grandi patrimoni con una giusta patrimoniale , è cosa ormai acclarata anche se presumibilmente era già nei patti  con chi fino a qualche mese fa  ha sempre sostenuto energicamente la contrarietà.
C’è da chiedersi se le proteste di questi giorni -  aldilà delle forme più o meno discutibili, dei strani appoggi da parte di settori dell’estremismo di destra, delle intimidazioni di puro stampo criminale, degli atti di vandalismo verso chi non intendeva partecipare -  siano sacrosante e fatte anche in funzione dello sviluppo, siano fatte anche per quei duemilioni e passa di giovani che attendono di entrare nel mercato del lavoro magari ricavando di meno taluni  ma dando la possibilità di lavorare anche ad altri.
Poi se nell’euforia generale si vuol far finta di fare la rivoluzione in nome dell’interesse generale, lo si faccia pure ma non porta da nessuna parte.
Quando la politica non fa la sua parte e non l’ha fatta nell’ultimo ventennio senza uno straccio di riforma nell’interesse generale, quando delega altri a fare ciò che non ha avuto ed ha il coraggio di fare, non può permettersi di attuare la strategia del doppiogiochismo.
Ancora oggi , a distanza di mesi, la politica non ha messo mano ad una seria e radicale riforma del Parlamento  per  modificarne il numero dei componenti, adeguare le retribuzioni alla media europea, abolire privilegi che di questi tempi risultano come  un  vero e proprio scandalo.
Una riforma che la politica ha tenuto bene a precisare non rientra nei compiti dei tecnici e,quindi, non si farà e ,in caso contrario, si farà ad uso e consumo  dei fruitori.
Chiamala se vuoi, rivoluzione.  

1 commento:

  1. Michele Morace
    la "rivoluzione" è una espressione che rievoca,storicamente,una ribellione violenta e fisica: forse è quello che vogliono questi masnadieri-politicanti per giustificare intereventi di represione al fine di ricondurreil "gregge" nell'ovile...Concordo con Te nell'evidenziare l'ASSENZA dei Giovani e dei Disoccupati: è un segnale di mancanza di "CULTURA" civica !!! Non a caso,Chi si sta mobilitando lo fa esclusivamente CON SPIRITO CORPORATIVISTICO per difendere le proprie posizioni;daltronde ripete ciò che fanno i banchieri,gli imprenditori ed i loro rappresentanti-politicanti!!!

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