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domenica 6 novembre 2011

Diritti negati

"Non è umano essere obbligati a non vedere mai nella vita il viso di chi ti ha messo al mondo"


Così è titolato un post di una delle dinamicissime aderenti al numeroso gruppo presente in rete su FB ( La punizione dei 100 anni. Sostegno ai figli adottivi non riconosciuti) che rappresenta in qualche modo quei tre milioni, solo in Italia, in cerca delle proprie origini, in cerca del proprio diritto a conoscere i propri genitori biologici, diritto che con l'attuale normativa è consentito dopo 100 anni dalla nascita per far decadere l'anonimato e 70 anni per avere la propria cartella clinica o l'atto integrale di nascita liberamente senza ricorrere agli eccessi dei divieti dei tribunali.
Questa più che legittima richiesta proviene da migliaia di cittadini, figli adottivi non riconosciuti che a differenza di quelli riconosciuti dalla madre naturale e successivamente adottati, possono accedere alle informazioni al compimento del venticinquesimo anno di età.
La richiesta di una diversa regolamentazione, come avviene già in altre realtà europee come Germania e Inghilterra, dove all'età di 18 anni è possibile accedere alle notizie riguardanti le proprie origini, non significa voler annullare un principio più che giusto che tutela la donna che intende partorire in anonimato ma si chiede semplicemente che il Tribunale dei Minori eserciti un ruolo di mediazione verificando se la madre biologica, a fronte di una richiesta del figlio, intenda consentire il superamento dell'anonimato oppure proseguire in tale stato.
Proposte di Legge che da anni giacciono in Parlamento, un Parlamento troppo occupato in un particolare momento di grave crisi economica ad interessarsi di abolizione o limitazione delle intercettazioni, porre severi limiti all'attività dei giornalisti sia della carta stampata che in Rete e quant'altro interessa tutti tranne i cittadini.
Il gruppo presente in rete va avanti comunque con tenacia e sempre maggiore impegno  ed ha costituito un Comitato Nazionale per il diritto alle origini per dar forza a quelle proposte di modifica dell'attuale normativa che non recepisce neanche quanto previsto dalle convenzioni internazionali (art.7 della Convenzione ONU del 20.11.1989- Convenzione dell'Aia  del 29.5.1993).

Dietro ogni legge o proposta di modifica ci sono sempre delle persone e, in questo caso, ci sono persone con le loro sofferenze, le loro sensibilità portate avanti una vita intera, senza nulla togliere agli affetti, ai grandi rapporti con i genitori adottivi che nessuno potrà mai recidere quando sono reali e ben consolidati.
Sono diritti naturali negati che il legislatore non può ignorare, non può non tener conto di valori forti in gioco e delle mutate situazioni sociali che esigono il rispetto anche dei tanti che chiedono un diritto che non può essere negato a nessuno.   





14 commenti:

  1. bello , forse si da' piu' spazio alla situazione come diritto umano, fondamentale ma due parole sull'anamnesi familiare cè le avrei spese! io non personalmente, ho un'amica che ha perso un figlio per una malattia genetica, perche' il tdm le ha chiuso le porte! Perche'anche le generazioni future devono subire questo strazio, e tu che ti senti impotente,davanti a tutto cio.Conservare il cordone ombelicale non è servito a nulla, è per le cellule staminali.
    Lo so che cosi si fa leva piu' sulla questione medica,che all'art. due della Costituzione,il diritto all'identita',nel ns caso fittizia, spesso anche le date di nascita, e i lughi, sono stati cambiati,facciamo parte di un pentolone scomodo, tanto da farci sentire per anni dei marchiati a vita.
    Non abbiamo una legge , esclusivamente per Noi,ma ci appoggiamo a quella dei Riconosciuti, quindi presentando un istanza al tdm, siamo soggetti alla libera interpretazione del giudice di turno, ognuno dei 33 Tribunali dei Minori in italia, agisce in modo diverso , con la stessa identica istanza!
    per non parlare, di quelle che si perdono, di quelle che pur con raccomanadata con ricevuta d ritorno, quindi atto ufficiale,non sono mai arrivate,
    Ti costringono a chiedere e spedire l'istanza nel Tdm di residenza, tanto per farti perdere ancora piu' tempo, quando magari sei nato da tutta un' altra parte!
    l'art.20 in ogni Tdmè trattato solo da una persona, pe esempio a Roma, quando sentono art.28 , come se avessi detto chissa' quale parola magica, che dal sorriso,sulla frase, "come le posso essere utile" si racchiude in un mezo sorriso e un "deve parlare con il cancelliere".
    tutto il ns. problema si racchiude nella parola non riconosciuto, che gia' cosi' la dice lunga, non sei stato acettato, per dversi motivi, insomma l aparte scomoda, che spesso è servita a coprire la facciata a parecchia gente, e non solo anche a religiosi.Il filtro tra noi e la persona che ci ha fatto nascere, sarebbe sempre tramite Tribunale , un giudice Onorario,sono io che scelgo di sapere la mia storia,o cmq avere l'atto integrale di nascita, e andare incontro ad una ulteriore delusione, ma almeno si chiude il libro della nostra vita, nessuno libro, è stato scrittosenza un apagina iniziale.I fifli non riconosciuti poi crescono, noi siamo trattati, sempre dal Tribunale dei Minori , mentre reputo che dopo i 25 anni, queste cose vadano trattate da un Tribunale Civile per Adulti, Noi siamo gli ETERNI BAMBINI!........la Societa' si evolve...ma noi siamo rimasti ancora attaccati ai tempi della Rivoluzione Copernichiana, dove l'indigenza e la mentalita' ,portava a passi disperati di chi avevva avuto un figlio Illegittimo, fino agli anni sessanta è stato cosi .l'essere adottivo, in molte famiglie era argomento tabu', quindi possiamo solo immaginare, cosa vuol dire vivere con vergogna, una cosa che reputo bellissima, ....l'essere SCELTA.............Siamo nel 2012 quasi e ancora si ragiona con la mentalita' di quell'epoca! non sara' il caso di metterci al passo coi tempi?

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  2. MADRE

    Madre...scontato che sia una sola.

    Madre e' colei che ti da' la vita e che nella maggior parte dei casi ti cresce.

    Madre e' colei che ti da' la vita anche se non ti puo' crescere, e' sempre

    tua madre. Madre e' colei che non ti da' la vita, ma ti cresce.

    Madre e' colei che chiami madre che ti cresce anche se non e' perfetta,

    anche se non tisa dare amore, anche se non sa fare la madre.

    Madre e' colei che chiami madre ti cresce e ti sa dare amore.

    Madre e' quella suora o quella maestra che si è presa cura di te.

    Madre e' quella nonna, sorella o quella zia che ti cresce e ti sa dare amore

    quella che ti sa fare le coccole, che ti sa parlare e dare insegnamenti.

    Quella che quando muore non muore, ma vive tramite cio' che

    ha contribuito a farti diventare. Tutti devono avere il diritto

    di conoscere tutte le proprie madri,

    non tutti hanno avuto una sola madre.

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  3. Un riconoscimento ad Antonio Salzano per la sintetica chiarezza con cui ha presentato l'argomento, ed un caldo invito a non lasciar cadere il discorso su una tematica tanto delicata e direi "essenziale" per chi ne è toccato personalmente, in quanto, appunto, tocca l'essenza del proprio essere, se essere significa avere consapevolezza di sè, e di tutta la storia personale per la quale siamo al mondo. Sottoscrivo quanto espresso nel primo commento, che mette in risalto l'inderogabilità al diritto alla salute, che comprende anche quello all'anamnesi familiare, e l'inadeguatezza della legge nonchè delle prasi dei vari TdM.
    Un grazie al secondo amico per la bella poesia!

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  4. Mi associo con te Emilia,e ringrazio Antonio per l'articolo che ci riguarda! sopratutto il titolo, mi ha particolarmente colpito, apparte il resto, questioni di diritto,mediche etc.e il modo in cui lo ha scritto.
    Volevo aggiungere uno dei motivi anche , che molti di noi sentono ,ed è una delle tante ragioni per la quale ci piacerebbe conoscerla! Frase principale dei nostri striscioni,
    TI CERCO PER DIRTI GRAZIE!!
    SENZA NULLA TOGLIERE A MIA MADRE, che ha vissuto e vive tutta la mia realta', questo E' DEDICATO ALL'ALTRA MAMMA, grazie alla quale io esisto).
    Voglio ringraziare di persona la donna
    che mi ha dato LA VITA E non solo quella:
    mi ha donato TUTTO proprio tutto per viverla alla grande e superare ogni difficolta' e vincere ogni piccola grande battaglia.
    Colei mi ha donato tante qualita' fisiche, esteriori ed interiori, intellettive, spirituali, talenti e virtu'. La mia gentilezza d'animo, la mia vivacità, anche il mio caratteraccio.
    Il suo senso di protezione mi ha concesso pure di avere subito una famiglia dove crescere, passando solo di sfuggita in un istituto. Non un abbandono, ma un gesto disperato finalizzato al mio bene. LEI VIVE IN ME.
    Nei miei capelli, nelle mie labbra , nelle cellule di tutto il mio corpo, nelle mie predisposizioni piu' innate.
    Vorrei guardarla negli occhi e ritrovare i miei, osservare come gesticola, come si muove, vorrei poter sentire il suo odore e la sua voce, conoscere la sua storia, ritrovare quella parte di me di cui sento fortemente di avere diritto, perche' il dna non si cancella con un pezzo di carta e chi ci ha messo al mondo non e' un fantasma,ma una donna in carne ed ossa, anche se purtroppo non abbiamo potuto mai chiamarla mamma!

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  5. LA RABBIA ADOTTIVA
    la troppa rabbia nel cuore di chi non riesce ancora a relazionarsi bene su questo delicato argomento neanche con se stessi e purtroppo... questo è il Punto debole nell'equilibrio psicologico di molti figli adottivi.

    Questa difficoltà ,nel tempo, ci chiude in noi stessi e si tramuta in rancore incontrollato, di sfogare quei sentimenti soffocati per troppo tempo .

    la vera incomprensione che subiamo dai genitori adottivi, i quali spesso e volentieri hanno a loro volta paura che la verità faccia male e per istinto protettivo, non la svelano, senza però rendersi conto che la non verità o la negazione di ciò al proprio figlio adottivo, fa ancora più male , per un semplice rapporto di credibilità che viene meno,

    perchè di fronte a questo, ci si sente più soli e questa sulitudine fa ancora più male,ci sente addirittura Traditi,da quelli che dovevano essere i tuoi punti di riferimento, accorgendoti in molte occasioni che tutti intorno a te sapevano e tu eri l'unico all'oscuro di tutto!

    Niente può scalfire l'immenso amore che si porta a chi, ci ha scelto e cresciuto, dobbiamo essere sempre pronti a sopportare e comprendere Quindi, anche eccessi di sfogo, da parte di chi ha subito in passato e nel presente, ancora purtroppo ,questo lutto che è tanto difficile da rimarginare.

    In fondo l'adozione fa parte di una triade, chi abbandona, chi viene abbandonato e chi non puo' avere figli, tutto nasce da un dolore!

    sta alle nuove generazioni di genitori adottivi a essere piu' consapevoli, di questo problema, che inevitabilmente si presenta con l'arrivare dell'adolescenza, se non prima, sopratutto nelle adozioni internazinali, visti i tratti somatici spesso diversi.

    Sono fiduciosa che questa legge , chi ci obbliga a questo buio iniziale, che spesso ci attanaglia, possa muovere , per una modifica magari, fatta a piccoli passi ,ma che ci aiuti a superare , tanti ostacoli che spesso ci fanno vivere l'adozione, come un tabu',come una vergogna, con la cattiveria spesso di chi ci circonda ......e .....come un problema di anamnesi familiare..... avere anche la possibilita' di sapere un giorno , magari,.... di conoscere e trovare, un fratello o una sorella! sparsi da qualche parte! .......non saremo piu' soli, una volta che i nostri genitori non ci siano piu', sempre con un filtro che permetta anche dall'altra parte .........di volerci conoscere! o sapere di Noi! chissà se tutto questo si tradurrà in qualcosa di concreto...Io spero proprio di Si!

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  6. DAL GIORNALE LA STAMPA.IT ESSTERI
    12/1/2008 - LA STORIA
    Si sposano e scoprono
    di essere fratelli gemelli
    INGHILTERRA
    L’Alta Corte ha annullato l’unione: ma bisogna capirli erano ignari del loro legame

    MARIA CHIARA BONAZZI
    Nessuno dei due, tanto per cominciare, sapeva di avere un gemello o una gemella. Dunque nessuno dei due si è mai messo in cerca dell’altra metà mancante. Quando si sono incontrati, innamorati e sposati erano perfettamente ignari della loro condizione. Il professore e Lord Alton, che ha saputo del loro caso da un giudice dell’Alta Corte e non ha voluto identificarli, ha soltanto detto che i gemelli avevano provato «un’attrazione inevitabile» l’uno per l’altra. «Il giudice ha dovuto tener conto delle conseguenze del loro matrimonio e di tutti i problemi legati alla loro separazione», ha detto. Il risultato è che il matrimonio, dal punto di vista legale, è come se non fosse mai avvenuto. Ma l’unione, e il successivo trauma, sono esistiti, eccome. Ecco perché, ha detto lo stesso Lord Alton al quotidiano londinese Evening Standard, «il diritto dei figli di conoscere l’identità dei loro genitori biologici è un diritto umano.

    Ci saranno altri casi come questo se ai figli viene negato l’accesso alla verità. I bisogni dei figli devono venire prima di tutto». Intervistato dalla Bbc, ha poi aggiunto: «Se si comincia a cercare di nascondere l’identità di qualcuno, prima o poi la verità verrà fuori. Se non si sa di essere biologicamente imparentati con qualcuno, si può sviluppare un'attrazione e tragedie come questa possono succedere». Non è la prima volta che fratelli e sorelle biologici separati da piccoli provano attrazione l’uno per l’altra senza sapere di essere figli degli stessi genitori, spiega Pam Hodgkins, dirigente dell’associazione Adults Affected by Adoption: «Abbiamo una fortissima avversione conscia all’incesto, ma quando due persone non sanno di essere parenti possono essere naturalmente attratte dalla reciproca somiglianza. E non c’è somiglianza più grande di quella tra fratelli». Una storia traumatica come questa è comunque estremamente rara, osserva Mo Reilly, responsabile dell’associazione britannica per l’adozione e l’affidamento: «Trenta o quarant’anni fa sarebbe stato più probabile che due gemelli crescessero senza sapere nulla l’uno dell’altra », ma oggi i figli adottati hanno una maggiore consapevolezza della propria famiglia d’origine.

    «Questo triste caso è comunque la riprova del perché la nuova tendenza alla trasparenza sull'adozione sia così importante».

    La legge britannica prevede l’annullamento del matrimonio nel caso in cui i coniugi siano parenti stretti, sotto il limite d’età dei 16 anni o nell’eventualità di bigamia. Le statistiche dicono che nel 2005 ci sono stati 251 annullamenti nel Regno Unito,ma non ne specificano le cause. La storia dei gemelli sposati viene fuori in un momento delicato, proprio mentre i Lord si preparano a votare martedì su una serie di controverse riforme di bioetica.

    Ma secondo il dottor Allan Pacey, andrologo e segretario della British Fertility Society, il rischio che i bambini concepiti dagli stessi donatori di ovuli o sperma finiscano a loro insaputa con l’unirsi e generare figli rimane minimo: «È molto più basso rispetto al rischio di sposare il tuo fratellastro o sorellastra in un caseggiato popolare urbano», nei quartieri problematici britannici in cui la percentuale di figli generati da un altro uomo che non sia il marito o compagno arriva al 20%.

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  7. LETTERA DI UNA MADRE NATURALE ALLA RCERCA DELLA PROPRIA FIGLIA ABBANDONATA

    NON SIAMO GLI UNICI A VOLERCI RINCONTRARE!
    QUESTO è UN CASO RISOLTO!
    FINITO BENE!
    ciao Paola....nn so se ti chiami ancora cosi' ma questo è il nome che ti ho dato alla tua nascita...sono 25 anni che ti cerco disperatamente...ti hanno strappata da me con l'inganno ma nn riusciranno mai a strapparti dal mio cuore la mia unica disperazione è non poterti raccontare la mia verità pero' niente e nessuno soltanto la morte potrà fermare l'immenso desiderio di riabbracciarti...un tragico destino ci ha separate quello stesso destino che mi induce a non arrendermi perchè in questo momento ti sento vicina piu' che mai...dopo 25 anni che ti cerco disperatamente,dopo numerosi tentativi ho pensato a facebook..probabile che ti capiti di guardare questa foto se ti riconosci,se negli occhi di quella bambina vedi i tuoi...non esitare a contattarmi...anche se hai un dubbio che quella bimba possa essere tu...contattami non ci sarebbe un dono migliore a natale che l'abbraccio tra madre e figlia...ciao

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  8. PARTE TERZA
    che io non ti ho MAI abbandonata, ma se tu credi che è comunque colpa mia, ti prego di perdonami e non abbandonarmi tu stavolta, dammi la possibilità di parlarti.
    Ho aspettato con ansia i miei 18 anni per scappare via dalla mia vita da incubo in Italia e sono andata a vivere in Belgio, dove sono nata.
    Oggi sono più serena, vivo in campagna con mio marito con cui sono sposata da 16 anni e ho avuto altri 3 altri figli. Mi piacerebbe tanto farti conoscere i tuoi fratelli, al più grande parlo di te e lui mi sta vicino. Vi amo tutti quattro più della mia stessa vita e allo stesso modo, anche se non ho avuto la possibilità di crescerti, vorrei tanto darti un volto.
    Ti abbraccio forte, forte.
    La tua mamma, che non ti ha mai cancellata dalla sua vita.

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  9. PARTE SECONDA
    Da quel giorno ho sofferto tutte le pene del mondo.
    A 13 anni conoscevo già tutte le sofferenze: lo stupro, il dolore fisico, la violenza psicologica, la perdita di un figlio, l’abbandono dei miei genitori, la solitudine, il non avere diritti, etc.
    Il giorno 6 febbraio esco da quel istituto per entrare in un altro istituto. La suora che si occupava di noi vedendomi sempre triste a piangere, una volta mi domandò il perché di tutto questo dolore. Le risposi che avevo perduto la mia bambina, lei si prese a cuore la mia situazione e per aiutarmi mi volle accompagnare al tribunale dei minorenni.
    Il giudice A. M. mi ha ricevuto nel suo ufficio ma da sola, lì ho spiegato che i miei genitori mi avevano tolto la mia bambina e che io volevo assolutamente recuperarla, perché non era stato giusto che loro avessero deciso per me. Mi promise che avrebbe fatto il necessario per farmi riabbracciare mia figlia, ma ad una condizione: avrei dovuto proseguire le scuole ed aspettare un anno. Io gli Chiesi: “Perché proprio un anno?”, mi fu risposto che era solo il tempo per sbrigare le pratiche ed i documenti burocratici. A quell’epoca per me un giudice era una persona di fiducia,come non credere alla parola di un’autorità? E invece proprio sulla mia speranza e sulla mia buona fede sono stata tradita ed ingannata, perché dopo aver atteso un anno, quando sono tornata a chiedere di te, mi comunicò: “Mi dispiace ragazzina, ma la tua bambina è stata adottata”. Il mondo mi è crollato addosso in quel preciso istante, sono diventata una pazza, gli sarei saltata addosso per ucciderlo, ma per fortuna o purtroppo, due carabinieri sono intervenuti in suo aiuto e mi hanno buttata fuori dal tribunale, senza nessun’altra spiegazione e senza comprensione alcuna.
    Quando sono rientrata in istituto ho tentato di tagliarmi le vene, ero troppo fragile e depressa, ma il buon Dio non mi ha voluto con sé quella volta, mi sono salvata e da allora ho giurato di non riprovarci mai più, perché se io morissi, nessuno ti potrebbe mai raccontare la nostra storia e non ci potremmo mai più vedere, infatti, io vivo con la speranza quotidiana che tu un giorno possa scoprire la verità e conoscermi, vedere la tua mamma.
    Un giorno mio padre venne a farmi visita in collegio, gli domandai in ginocchio di dirmi dov’eri. Lo sai cosa mi rispose? “VEDRAI CHE UN GIORNO TI SPOSERAI E AVRAI ALTRI FIGLI E CHE DIMENTICHERAI QUELLA TUA PRIMA FIGLIA”, come se l’amore per gli altri figli potesse “rimpiazzare” completamente quello per un’altra creatura nata allo stesso modo dal mio grembo! Erano tutte bugie e non puoi immaginare come ancora oggi, io possa odiare mio padre con tutta me stessa, mentre in un certo senso ho quasi perdonato mia madre, che ha sempre avuto paura di suo marito e delle sue bastonate, se si fosse ribellata al suo volere.
    In certi momenti mi sento colpevole per averti perduta, mi sembra di non avere lottato abbastanza, forse perché ero troppo piccola, perché non ho potuto o saputo impormi, anche se in quel momento ho fatto tutto quello che potevo.
    Devi saperlo dalla mia voce

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  10. PARTE PRIMA TER
    Ero già in istituto, quando la sera del 5 gennaio mi sono sentita male, così mi hanno accompagnata all’ospedale civico di Palermo, da dove telefonicamente hanno avvisato mia madre del mio forte malore, ma lei non si è affatto scomodata a venire di sera in ospedale per starmi vicina, dicendo che sarebbe venuta la mattina dopo con calma. In quell’istante mi sono sentita sola come un cane abbandonato, non potrei renderti diversamente il mio stato d’animo; ero davvero sola, schiacciata da una situazione più grande di me.
    Sei nata la mattina del 6 gennaio, da un parto cesareo. Credo proprio di avere avuto qualche complicazione, perché quando mi sono svegliata sentivo a malapena un litro di sangue scorrere lentamente nelle mie vene, e mia madre non era ancora arrivata. Ti ho partorito nella più completa solitudine. Non appena lei è arrivata in ospedale, le ho chiesto di andarti a prendere e portarti da me, ancora non sapevo se eri un maschietto o una femminuccia e fremevo dalla voglia di vederti e stringerti a me. Mia madre uscì dalla stanza, per tornare subito dopo a mani vuote e dire freddamente che l’infermiera non voleva che io vedessi e toccassi il mio bambino. Non potevo accettarlo, ho avuto una crisi isterica, gridando e minacciando di portarmi subito la mia bambina, altrimenti mi sarei strappata tutte le flebo ed il resto che avevo addosso. Finalmente ti hanno portata da me, dalla tua piccola mamma.
    Come eri bella, che dico, eri bellissima e quanti capelli neri che avevi sulla tua graziosa testolina! Indossavi un bel pigiamino giallo, eri il mio dolce pulcino ed io ero felice con te tra le mie braccia; queste sono immagini che io non potrò mai cancellare dalla mia mente, sono marchiate a fuoco per sempre.
    Il giorno dopo ti ho rivista e ti ho ricoperta di baci, avevo voglia di mangiarti, non avrei mai immaginato che quelli erano gli ultimi baci che ti davo, perché il 7 gennaio è stata l’ultima volta che ti ho vista, dopodichè ti hanno fatto sparire nel nulla e nessuno da allora mi ha mai voluto dire dove sei finita, con chi, se stai bene. Ti hanno strappato dal mio petto e nessuno ha avuto pietà delle lacrime d’una piccola mamma.

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  11. PARTE PRIMA BIS
    che ripetermi che ciò che era accaduto era solo colpa mia; per cui oltre alla violenza fisica si aggiungeva quella psicologica e morale della mia famiglia, che ha continuato a ricoprirmi per anni di sensi colpa che non avrei dovuto avere, fino a convincere anche me di essere io la peccatrice, quella che aveva sbagliato e che avrebbe dovuto soltanto pagare in silenzio le conseguenze dei suoi atti impuri.
    La solitudine e l’incomprensione sono state amare compagne di una tredicenne sfortunata che aveva su di sé il peso della vergogna per aver perso la sua innocenza, non per scelta e nemmeno per amore, mentre il vero colpevole e vigliacco autore ne era uscito subito indenne, scagionato da una società retrograda e maschilista, una società col culto dell’onore, dell’apparenza, dell’omertà e della vergogna.
    Non ho avuto un minimo sostegno da parte dei miei genitori e di nessun membro del resto della famiglia; non potevo sfogarmi con nessuno, nemmeno con un’amica, infatti, con gli altri non ne potevo parlare perché indotta dalla situazione al silenzio più assoluto. Mi sono ritrovata così completamente sola, abbandonata a me stessa con le mie paure, le mie angosce e le mie sofferenze.
    Dopo 5 mesi e mezzo dal fatto, mi sono resa conto che aspettavo un bambino.
    Credimi piccola mia, io ne fui così felice che la prima reazione fu pensare: “Ora non sarò più sola, c’è il mio bimbo con me!”; ti giuro di averti amata profondamente da subito, piccola creatura innocente come me, che ti portavo in grembo.
    Era il mio, il nostro piccolo, grande dolce segreto.Non l’ho detto subito ai miei genitori perché avevo una paura terribile delle loro reazioni punitive, ma inevitabilmente loro hanno scoperto la mia gravidanza a 7 mesi, quando i segni erano ormai tangibili sul mio corpo.Mia madre non voleva credere all’evidenza e quindi, per accertarsi, mi portò in clinica a farmi visitare. Quando la dottoressa le confermò che ero incinta, lei impallidì in volto dallo sgomento. Un’ infermiera, che aveva assistito alla reazione di mia madre e aveva capito cosa fosse successo, si avvicinò a lei dicendole: “Signora, non si preoccupi: se la sua famiglia non vuole questa creatura, io conosco persone per bene che potranno occuparsi della bambina, dandovi in ricompensa pure 3 milioni di lire”.
    Mia madre rimase silenziosamente calma, stava già prendendo in considerazione le parole dell’infermiera, mentre io nel sentire un consiglio così crudele e assurdo, mi ribellai disperatamente con tutta la forza che avevo; io non avrei mai potuto accettare una cosa del genere! Ero io che dovevo avere voce in capitolo, non gli altri, ero io la mamma di quella creatura, la tua mamma.
    Quando siamo rientrati a casa, alla notizia che io fossi realmente incinta, mio padre si alterò come una bestia con me, per fortuna mia nonna mi difese dalle sue botte, altrimenti credo che mi avrebbe ammazzata. Decisero immediatamente di nascondere la loro figlia poco di buono e peccatrice in un istituto per ragazze madri.

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  12. LETTERA DI UNA MADRE:
    PARTE PRIMA
    Cara bambina mia,
    Ti scrivo questa lettera sperando che un domani tu possa leggerla; può darsi, come spero, che anche tu un giorno vada a visitare quei siti in cui parlano altri ragazzi adottati ed allora troverai questa lettera della tua mamma ad attenderti.
    Le istituzioni in Italia vietano qualsiasi contatto da entrambe le parti tra famiglia naturale e figli adottati, per cui finché non verrà cambiata questa ingiusta legge, per me questo è l’unico modo per raccontarti in breve la mia storia e la verità.
    Tutto è iniziato quando avevo 13 anni ed abitavo in Sicilia.
    Era il primo aprile del 1983 il giorno in cui sono stata violentata.
    Su questa prima parte del racconto sarò telegrafica, perché capisci certamente come può essere brutto ricordare una cosa del genere e come sia allo stesso tempo inutile ora entrare in particolari.
    Dopo questo episodio tremendo i miei genitori non hanno voluto esporre denuncia contro quell’uomo e nemmeno mi hanno portata all’ospedale, perché si vergognavano: la loro primaria preoccupazione in quella circostanza non era occuparsi delle mie condizioni fisiche e psicologiche, ma arginare lo scandalo che poteva scoppiare in seguito al disonore della figlia.Loro, infatti, avevano soprattutto paura che la gente parlasse male, spettegolasse su quello che mi era successo, invece di difendere con amore la loro figlia, poco più che bambina, vittima di una violenza.
    Non facevano

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  13. SORRY, nella fretta ho sbagliato l'ordine!

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  14. Per chi desiderasse mettersi in contatto con il Gruppo "La punizione dei 100 anni " presente su facebook, potrete trovarlo al seguente indirizzo:

    https://www.facebook.com/#!/groups/47338406753/

    unitamente al Comitato Nazionale Diritto Origini Biologiche :

    https://www.facebook.com/#!/comitatooriginibiologiche

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