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domenica 1 aprile 2018

La Poesia di Carlo Fedele

Da questa Domenica e per le altre del mese di Aprile, ho invitato l'amico Poeta Carlo Fedele a farci dono di alcune delle sue belle poesie, alcune delle quali in lingua napoletana, sono state musicate e magistralmente interpretate dal Maestro Gianni Lamagna.
Lo ringrazio e mi auguro siano gradite ai miei amici e contatti che seguono questo Blog.
Colgo l'occasione per augurare a tutti una serena Pasqua e un invito a rivolgere un pensiero, un gesto d'amore ai meno fortunati.


POESIA E'...
Scrive Montale: “Per mio conto non saprei definire quest’araba fenice, questo mostro, quest’oggetto determinatissimo, concreto, eppure impalpabile perché fatto di parole, questa strana convivenza della musica e della metafisica, del ragionamento e dello sragionamento, del sogno e della veglia”.
Eppure, io credo che il Maestro, forse provocatoriamente dubbioso, abbia espresso esattamente il concetto di poesia: sentimenti e idee, la poesia ha una sua logica anche quando ne sembra priva.
La poesia non è una sconosciuta, è a due passi da noi e ci può balzare addosso in ogni momento…
La poesia è l’arte che libera il nostro io e che riesce a catturarlo in poche parole, il diletto degli animi più deboli, il rifugio delle menti più folli.



UOMINI CHE SCRIVONO STRANO
Lasciateli perdere i poeti,
malarazza...
Incazzati o perennemente innamorati,
mai soddisfatti.
Poeti perditempo della notte
e acchiappanuvole del giorno.
Pazzi, ubriachi, ipocondriaci,
accademici corruttori del pensiero,
narcisisti del sapere superiore.
Lasciateli perdere i poeti,
risparmierete un gin.
Sempre in affanno, indaffarati,
il mondo sulle loro spalle...
Regalano fiumi di parole
quando già una parola è di troppo.
Scrivono al cesso
o durante un amplesso,
animali da scrivania.
Sono morbosi,
raggi ics nelle pupille,
altoparlanti nelle orecchie.
Scrutano, indagano, carpiscono,
si impossessano anche dei gesti.
I poeti sono circondati da mille donne
e da mille solitudini,
non hanno vie di mezzo.
Ci sono i poeti maledetti
e i poeti del  potere.
E i poeti maledetti dal potere.
Rimano così e vanno avanti,
bevono, fumano,
scrivono e fottono,
per poi lamentarsi
ma in bella scrittura...
Lasciateli perdere i poeti...
Malarazza.
Portatori malati del ricordo,
contagiosi e contagiati.
Nessuno si senta immune dai poeti,
nemmeno io, pur vaccinato.


DEL DANNATO SCRIVERE
Fortunati i poeti
che sanno rimare ogni banalità
e poi punto e a capo.
Maledetti i poeti che turbano
l'animo delle fanciulle
nell'ora delle stelle.
Scaltri i poeti
che  vivono solo dei propri versi
producendo  parole.
Bugiardi i poeti
paladini di ogni virtù
come preti sull'altare.
I poeti supponenti
mai visti nei locali spogli
delle periferie.
Che pena i poeti
che scrivono solo
in loro compagnia.
Poveri i poeti
semplici scrivani
della penombra,
al lume della propria solitudine.


HO CAPITO DA GRANDE
E quel duro pane del capire,
tra gli oleandri fioriti
che sono d’altro tempo
e di un altro luogo,
ritornerà amore,
amato e mai dimenticato.
Il biglietto di ritorno sarà usato
per l'ultimo viaggio,
sul treno che senza parole
rasenta il torrente
che sfocia nel niente.
In questa notte fatta di stelle
dove i cuori non hanno tempo...
Aspetto il vento
battere solo nei miei occhi spenti.
Guardo nel mare e mi specchio,
mi sento vecchio...
Ma i poeti, gli eterni poeti,
muoion fanciulli...


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