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giovedì 29 dicembre 2011

Costruire il presente per guardare al futuro

Strano Natale questo appena trascorso, strano e un po' cupo, un Natale sotto tono per alcuni più autentico per altri.
Un clima di generale sfiducia nel presente e nel futuro, un coro silenzioso contro un sistema che fa acqua da tutte le parti.
L'incertezza e la profonda crisi economica sembrano aver gettato nel pessimismo generale quanti in buona fede fino a poche settimane fa hanno dato ascolto e credito a chi con grandi responsabilità alla guida del Paese ripeteva che bisognava aver fiducia e smetterla di ascoltare i soliti comunisti profeti di sventura perché la crisi era soltanto frutto della fantasia e 
William Turner (il pittore della luce)


della voglia di remare contro. Le donne furono pure richiamate ad una maggiore attenzione ed un occhio più attento alla spesa, bisognava imitare la mamma del cavaliere bianco capace di fare la spesa al mercato con pochi euro.
La fine di questo 2011 ci ha tirati fuori da un incubo durato quasi un ventennio tra riforme promesse e mai attuate,ad eccezione di quella molto discussa e contestata dell'istruzione, tra episodi di una tristezza infinita fatta di seni e culi al vento in un misto di becera politica e gossip, tra personaggi di infimo  livello ed esempi del più squallido teatrino della politica di basso livello.
Sembra trascorso un secolo da quando è calato un silenzio che non nuocerà certamente al futuro di questo amato Paese. Un silenzio,però, dal quale si levano voci di una grande partecipazione di un popolo che non intende stare a guardare, una presa di coscienza che va oltre ogni immaginazione.
Una grande partecipazione di popolo fuori dagli apparati di partito che hanno fatto il loro tempo, una partecipazione fatta di proposte concrete, di discussione,di dibattito che si manifesta nella maggior parte dei casi in rete, la stessa rete che ha alimentato ed alimenta i movimenti che da tempo non rappresentano più la sola protesta e che non intendono farsi manipolare e strumentalizzare da un sistema ormai in coma, non più espressione della volontà popolare ma di poche e ben individuate caste.
Ad ogni fine anno si dice sempre che il prossimo sarà quello decisivo per il futuro, ma mai come questa volta il nuovo anno sarà quello della svolta e delle scelte di fondo; non è più solo questione di formule e schieramenti, è ben altro. La crisi non è soltanto di natura economica contingente è molto più profonda, è il passaggio da un modello di società di capitalismo esasperato ad una società a misura d'uomo che richiede un grande sforzo generale di trasformazione dei modelli e stili di vita nella convinzione che nulla sarà come prima e il futuro dovrà essere la risultante di ciò che saremo capaci di costruire oggi.
Un modello di società basato sulla solidarietà e giustizia sociale che sono i cardini di un sistema dove tutti abbiano pari opportunità e pari dignità.
Senza questa radicale trasformazione essenzialmente culturale il futuro sarà inevitabilmente segnato da un ulteriore degenerazione ed un sempre maggiore divario contrassegnato da ricchezza e povertà.
Convincersi che solo da una vera e concreta presa di coscienza di ciascuno dipende il futuro delle generazioni dei nostri figli e nipoti, soltanto rimodellando il nostro stile di vita e pretendendo una classe politica all'altezza dei grandi temi che stanno sconvolgendo la nostra civiltà, sarà possibile uscire da una strada senza ritorno.   

2 commenti:

  1. Giacomo Miloro
    speriamo bene Antonio, Monti con l'appoggio dell' Europa sembrerebbe l'uomo giusto; mi preoccupa il gruppo dirigente del nostro paese capacissimo solo a farsi i fatti propri!

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  2. Michele Morace
    ‎...questa la condivido senza riserva o distinguo...!!!

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