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sabato 19 ottobre 2013

Vinìcius De Moraes, a cento anni dalla nascita

 


Chi sono io se non un grande sogno oscuro di faccia al Sogno Se non oscura grande angustia di faccia all’Angustia
Chi sono io se non quell’albero imponderabile dentro la notte Ferma con quegli appigli che risalgono al fondo più triste della terra?
Quale destino è il mio se non d’assistere al mio destino
Fiume che sono in cerca del mare che m’impaura
Anima che sono clamando il disfacimento
Carne che sono nell’intimo inutile della preghiera
Che cos’è il mio amore? Se non il mio desiderio illuminato il mio infinito desiderio d’essere ciò che sono oltre me stesso
Il mio eterno partire nella mia enorme volontà di restare Pellegrino, pellegrino di un istante pellegrino di tutti gli istanti?Che cos’è il mio ideale se non il Supremo impossibile,
Colui che è, e Lui solo; mio affanno e mio anelito,
Che cos’è Lui in me se non il mio desiderio di incontrarlo
E incontrandolo la mia paura di non riconoscerlo?
Che cosa sono se non Lui, Iddio nel patimento
Il tremore impercettibile nella voce portentosa del vento, il battito invisibile d’un cuore nella piana desolata…
Che cosa sono se non Me stesso di faccia a me?…

Vinicius de Moraes, da La vita vissuta (traduzione di Giuseppe Ungaretti)

4 commenti:

  1. Bello, grazie per averlo ricordato...
    A me piace questa:
    http://www.youtube.com/watch?v=ZjeEqBKhGW4

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  2. Fabrizio Pichetti
    100 anni? Mi sembra ieri che ballavamo con le sue canzoni......

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