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martedì 21 agosto 2018

L'ideologia perversa del selfie estremo




Una moda che negli ultimi anni sta facendo centinaia di morti soprattutto tra i più giovani è il selfie estremo, una foto a se stesso dalla sommità di un grattacielo, di un pizzo di montagna, una foto alla propria condizione di pericolo da mostrare agli altri in caso di sopravvivenza e ai posteri come ricordo del proprio livello di demenza.

Una bravata tutta italiana ? No, non solo italiana, semplicemente una foto alla propria stupidità, alla propria condizione di inferiorità mentale tipica testimonianza di una società del degrado culturale che nel nostro Paese ha preso avvio in particolare dai primi anni del berlusconismo che ha indicato un preciso modello di vita, sostenuto anche dai mass media, dove sul piano formale venivano riaffermati taluni valori tradizionali pur parzialmente condivisibili ma che nella sostanza e nella rappresentazione sia politica che sociale a testimoniarli erano anche personaggi pubblici con responsabilità istituzionali dove quei valori a livello personale non ce n'era non solo alcuna alcuna traccia ma nella totalità dei casi il contrario di tutto.

Solo un problema di incoerenza personale o la rappresentazione di un degrado crescente che ancora oggi una gran parte di italiani ha gelosamente fatto proprio trovando continuità anche in quanti oggi hanno la responsabilità del governo del Paese?
Vorrei che questa domanda non trovasse una risposta affermativa ma la cronaca quotidiana ci ha abituati ad allungare l'elenco dello stupidario ormai decalogo di un pensiero che da semplice degrado morale, politico e sociale si è trasformato in una ideologia del perverso modo di intendere la vita e il rapporto con gli altri.

Come ho avuto modo di affermare in altra occasione, il momento che viviamo è figlio di quel modello ormai ben consolidatosi in gran parte degli italiani che hanno messo a nudo ancor più la propria identità, quelli che sono i loro valori di riferimento che hanno trovato generosa accoglienza in quella parte politica che ha partecipato per venti anni all'allegra gestione del Paese tra escort e ballerine a Palazzo, che essi stessi hanno chiamato alla guida dell'attuale governo sostenuta da quella che doveva essere la forza politica della novità, del cambiamento e anche dal silenzio di chi questo governo ne è stato chiamato alla guida.


Non è che mi sia particolarmente meravigliato del selfie a poca distanza dalle bare in un luogo religioso di qualche ministro con chi ambiva  farsi ritrarre con il personaggio noto, perché rientra in quella perversa ideologia che ho citato ma mi indigna e - se mi è consentito dai lettori con i quali mi scuso ma non so definirlo diversamente – mi fa del tutto schifo quella massa di gente che oltre a richiedere il selfie ha applaudito e fischiato, ripeto, a poca distanza dei corpi martoriati e per giunta in un luogo sacro per i credenti ma questo meriterebbe una riflessione molto dolorosa che ho già avuto modo altre volte di fare su questo Blog.

L'ennesima moda di pessimo gusto di applaudire al passaggio di un feretro o, peggio, di esponenti politici di qualsiasi formazione, anche fischiando in un contesto che richiede rispetto per le vittime innocenti, per i familiari, per il dramma che vive ancora una volta la città di Genova che non ha proprio bisogno di uno spettacolo penoso come quello di Sabato scorso.

Che dire di quel mondo ormai soltanto business e purtroppo anche corruzione che non può fermarsi per correre dietro a quattro milionari viziati ? Che dire del super party a Cortina dei Benetton tra caviale ed aragoste che non poteva assolutamente essere rinviato?

Non è una novità il cinismo e la strafottenza di quel mondo miliardario che del dolore degli altri se ne sbatte da sempre, fatte le scuse, messi a disposizione un po' di soldi e due bicchieri di champagne per dimenticare magari anche con gli occhi lucidi per l'occasione.

Rientra tutto in quel selfie estremo del ritenere la vita un gioco, per se stessi e per gli altri, un selfie per fermare momenti di vita, la propria e con altri accomunati in un unico pensiero, una unica ideologia del perverso modo di intendere la società, non una comunità che è ben altra cosa, l'ideologia fondata sull'egoismo, l'intolleranza e dove l'altro è soltanto un numero.

La rete, sempre più rispecchia quella realtà non virtuale, accecata di faziosità, di pessima informazione, falsità, mancanza di conoscenza della storia anche più recente di questa terra martoriata, una difesa ad oltranza di chi da sempre ha seminato odio e intolleranza e che continua anche in veste istituzionale, perché è un mondo che ne condivide quella ideologia perversa che non mi stancherò di ripetere, un mondo che finalmente ha avuto modo di uscire alla scoperto, perché gli è consentito anche in barba alla Costituzione.

Si scatenino pure i non siamo razzisti ma..., non siamo fascisti ma...., si però il PD.... e tutte le altre misere e stupide frasi che ancor più accomuna una parte di questo Paese ai suoi rappresentanti chiamati a governare, a risolvere i problemi del lavoro, dei giovani, della sanità, della giustizia senza il comodo paravento dei migranti, ancora regolati da una legge che porta il nome alquanto imbarazzante dell'ex padre padrone della Lega e che sarebbe ora di rivedere del tutto in maniera degna di un Paese civile.

Si continui pure a ritrarsi con un selfie sostituendo, magari qualche volta, il proprio cellulare con uno specchio e in un momento di verità con se stessi , si provi vergogna almeno una volta.

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