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lunedì 9 luglio 2012

Uomini delle Istituzioni

“Le sentenze della magistratura devono essere rispettate ed eseguite, sia quando condannano, sia quando assolvono”
“Per quanto mi riguarda   ho sempre ispirato la mia condotta e le mie decisioni ai principi della Costituzione e dello Stato di diritto e continuerò a farlo con la stessa convinzione nell'assolvimento delle responsabilità che mi sono state affidate in questa fase”
“resta comunque nel mio animo un profondo dolore per tutti coloro che a Genova hanno subito torti e violenze ed un sentimento di affetto e di umana solidarietà per quei funzionari di cui personalmente conosco il valore professionale e che tanto hanno contribuito ai successi dello Stato democratico nella lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata”
Con l’avvento del Governo dei Tecnici ci eravamo illusi che avremmo chiuso definitivamente una lunga stagione di avventurieri, di rappresentanti di Governo dalle allegre dichiarazioni e dalle battute e gesti più consoni ad una curva da stadio.
Il senso dello Stato, l’essere uomo delle Istituzioni che anche personaggi discutibili della così detta prima Repubblica ,anche nei periodi più bui della storia  del nostro Paese  hanno avuto rispettando un ruolo, una carica che non consentiva loro di apparire di parte , sembra non far parte più dei comportamenti richiesti da chi ricopre posti di responsabilità.
La dichiarazione del Sottosegretario con delega ai Servizi Gianni  De Gennaro è in verità di difficile lettura e comprensione; da una parte parla di rispetto delle sentenze dall’altra di dolore per le vittime e dall’altra ancora di solidarietà con i condannati.
Un po’ come alcuni esponenti politici di certa  sinistra nel triste periodo del terrorismo delle BR, da una parte la partecipazione al dolore dall’altra la giustificazione ideologica .
Ma nel caso di De Gennaro c’è di più, un esponente di Governo che solidarizza con chi è stato indicato da una sentenza definitiva come responsabile di atti contrari alla legge, senza voler entrare nel merito dei fatti che hanno segnato uno dei momenti di più basso livello da parte dello Stato.
Il tutto, tanto per non farci mancare nulla, nel silenzio più assoluto del  Presidente del Consiglio.
Se questa è la discontinuità da certi comportamenti non c’è da stare allegri, anche  perché non si vive di solo spread, che non è un’entità sensibile solo alle dichiarazioni del Presidente di Confindustria.   

7 commenti:

  1. 09.07.2012 - ANTONIO UN MESSAGGIO PER L'ON. CICCHITTO: 'A CICCHI' MA QUANN'E' CHE TE TOGLI DA' 'CO..NI?
    NINO MAIO

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  2. Michele Morace
    ‎...Antonio,condivido la Tua analisi precisa e reale;il punto è che ,anche questo "caso",è un'altra espressione di quanta demagogica ipocrisia c'è in "genete di potere" che continua a proporsi con il gioco delle tre carte...dove il "compare" avalla il gioco del TRUFFATORE per poi disconoscerlo appena il gioco è terminato...

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    1. Caro Michele,
      che dirti? Hai rappresentato la squallida realtà con un esempio più che calzante.
      Un abbraccio

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  3. 11.07.2012 – Antonio, ho più volte riletto la dichiarazione dell’ex Capo della Polizia, Gianni De Gennaro, ora Sottosegretario con delega ai Servizi, e le tue considerazioni.
    De Gennaro, da “Uomo delle Istituzioni” esperto e navigato, ha dato tanti colpi ai cerchi e alle botti.
    Dichiara che le sentenze della Magistratura si rispettano e si eseguono, sia quando condannano che quando assolvono: e sono d’accordo. Nel suo animo resta il profondo dolore per tutti quelli che subirono violenze: e sono d’accordo. Ma c’è anche affetto e solidarietà per i suoi colleghi condannati “che tanto hanno contribuito ai successi dello Stato democratico nella lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata”: e sono d’accordo.
    Ma sono anche d’accordo con le tue considerazioni.
    E allora, dov’è il problema?
    Formalmente il discorso di De Gennaro non fa una piega, anche perché non difende l’operato dei condannati per i fatti di Genova, ma per il loro curriculum professionale legato alla loro attività in senso lato.
    Io non credo che, per i fatti di Genova, essi fossero personalmente responsabili, credo invece che si siano lasciati prendere la mano, per la copertura, dai loro colleghi in loco che, all’epoca, certamente commisero quelle violenze, ma probabilmente furono incitati anche dalla grave tensione creata dagli estremisti, che causò la guerriglia, le devastazioni e la morte di Giuliani, addebitata a quel povero Carabiniere che l’ “eroe” di Giuliani stava per ammazzare con l’estintore.
    Amico mio, secondo me il vero problema è che, quando si giunge a quegli estremi, tutti sono responsabili e vengono coinvolti, e a quel punto è difficile fermarsi.
    Concludendo: è giusta la condanna, ma non mi scandalizzano le dichiarazioni di De Gennaro; mi scandalizza, invece, l’aureola di martire che circonda il Giuliani, anch’egli vittima di quel clima, ma comunque responsabile, non so quanto inconsapevolmente, della violenza.
    Nino Maio.

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    1. Caro Nino, ho detto nel mio post che non intendevo, almeno in questo contesto, entrare nel merito di quella pagina penosa che si è aggiunta alle tante altre che hanno fatto del nostro Paese la terra di nessuno dove le garanzie sono soltanto a tutela dei "grandi" (non per statura politica ma di potere), dove si ...inventano leggi ad personam per difendere un mascalzone e tutto il resto non conta. Ho inteso nel mio contributo ricordare, ove mai ce ne fosse bisogno, come sia caduto in basso il senso delle Istituzioni, il senso dello Stato da parte di chi le rappresenta. Un uomo delle Istituzioni non può a giorni alterni essere garante dei diritti di tutti e in altri fare il partigiano (nel senso di uomo di parte)o, magari,come nel caso del Sottosegretario di Governo nella stessa dichiarazione dire cose contrastanti. Un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio non può dire le cose che ha detto il De Gennaro, apprezzo di più l'intervento anche se formale di un Manganelli che ha dichiarato che questo è il momento delle scuse proprio nel rispetto di una sentenza che forse De Gennaro dimentica proclamata in nome del popolo italiano, quel popolo troppe volte sbandierato e così poco rispettato.

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  4. Renato Fiorito
    Infatti la solidarietà con persone condannate in via definitiva e che hanno commesso reati gravi, approfittando del ruolo che lo Stato aveva affidato loro di difendere la legalità e non di ferirla, mal si addice ad un uomo che riveste cariche istituzionali importanti, ma piuttosto ad un correo morale.

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