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giovedì 19 luglio 2012

Falcone,Borsellino,Pappalardo

                                                                                                                                                                     di Francesco de Notaris

Gli anniversari attualizzano i fatti e non rinviano ad un generico ricordo.
Il fiume di parole che in questi giorni celebra Falcone e Borsellino non va da me ingrossato. Il silenzio vale più di mille parole. Ed invoco silenzio e riflessione su tutti coloro che hanno perso la vita in quegli anni e furono poliziotti, carabinieri, magistrati, politici, sindacalisti, sacerdoti, donne e uomini della Sicilia e di Palermo.
Sempre, quasi condannato dal ruolo, il Cardinale Salvatore Pappalardo ha tenuto omelie appassionate e profetiche. "Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata" disse in occasione del funerale del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, riprendendo un passo di Tito Livio.
In occasione del funerale di Falcone ricordò come fosse "di particolare sgomento l'avere appreso che il giudice Falcone si muoveva in via e con mezzi che dovevano rimanere coperti dal più sicuro riserbo. Chi li conosceva? Chi li ha rivelati ai nemici dei giudici?"
Ed affranto per la morte di Borsellino: "ogni limite sembra essere stato superato, vittima è la Città stessa di Palermo".
Ecco. E' la comunità, è la convivenza civile che viene colpita. E gli assassini sono conosciuti ed altri ancora si nascondono, e sono tra gli insospettabili per il ruolo che ricoprivano o ancora ricoprono.  Noi de 'la Retitudine' dobbiamo sviluppare il concetto della necessità del primato della legalità e della armonia da raggiungere e vivere in ogni comunità.
Si impone sempre la rifondazione della democrazia nelle nostre Città e quindi la ricostruzione della politica ed è essenziale che gli Amministratori  dei nostri Comuni siano validi promotori dei valori della nostra Carta Costituzionale.
 (pubblicato su La Retitudine)

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